Chi ha paura di “AI”, l’intelligenza artificiale?
Di Carlo Scarpato
È da un po’ di tempo, anche se non ce ne accorgiamo, che gli algoritmi di Intelligenza Artificiale iniziano, pian piano, a far parte della nostra vita. Quotidianamente compriamo prodotti che ci vengono suggeriti quando facciamo acquisti on line e con altrettanta semplicità facciamo domande agli assistenti vocali dei nostri smartphone.
I cellulari mettono a fuoco il volto automaticamente nei nostri selfies ed a casa possiamo chiedere ad Alexa se fuori piove o no, per finire con le autovetture che guidano da sole. Bene, alla base di queste tecnologie ci sono gli algoritmi di intelligenza artificiale o “AI” Artificial Intelligence per dirla all’americana. Secondo molti analisti queste tecnologie sono il segreto per il successo di imprese nei prossimi (pochi) anni e che nelle previsioni più grevi addirittura alterare gli equilibri internazionali.
Ma sono davvero così pericolose queste tecnologie?
Il cinema e la letteratura hanno fantasticato su un futuro, spesso distopico, nel quale la razza umana diventava dapprima creatrice quindi un pater familias, poi un ospite e infine un nemico da distruggere ripercorrendo nel futuro il percorso Hospes/hostis. Ma è davvero fondata questa paura? La questione è che fino ad oggi l’intelligenza artificiale è stata al più associata alle partite a scacchi tra uomo e computer come quella tra deep blue e kasparov del 1986. Da quella sconfitta (da parte dell’uomo) questo tipo di sfide, praticamente non hanno fatto più notizia. Anche perché la capacità computazionale dei computer è aumentata talmente che vincere, per un umano, è praticamente impossibile. Tant’è che hanno creato un campionato a parte solo per computer.
Ma cos’è che ci spaventa dell’intelligenza artificiale?
Forse l’esempio che Nick Bostrom fa nel suo libro Superintelligence può esserci d’aiuto: supponiamo che progettiamo una macchina che debba produrre delle graffette e che questa macchina avesse come unico compito massimizzare questa produzione. Se questa macchina venisse dotata di una super intelligenza, e che al fine di massimizzare il suo compito eliminasse tutti gli ostacoli che glielo impedirebbero compreso l’uomo. Alla fine, la macchina trasformerebbe tutto il mondo in una cava per fare graffette, distruggendo tutto tranne le graffette create. Ovviamente queste è una iperbole ma rende bene l’idea su cosa ci potrebbe attendere se non si presta la sufficiente attenzione nel progettare dei sistemi dotati di “intelligenza”.
Non perché sia a rischio l’esistenza del genere umano ma, forse, possono essere a rischio diritti acquisiti che diamo per scontato. Per questo, la corsa ad avere il sistema di riconoscimento facciale più accurato o il sistema di sicurezza più autonomo o la capacità di trovare delle relazioni in sistemi molto complessi come quelli della borsa ad esempio, può diventare un fattore di controllo estremamente allettante per qualsiasi sistema di potere.
La paura che proviene dalle intelligenze digitali non deriva da qualche pauroso robot come nei film di fantascienza. Piuttosto da sistemi di controllo che possano sfuggire alla supervisione umana oppure al numero di disoccupati che si possono produrre da robotizzazioni e automatismi che non hanno precedenti nella storia industriale dell’umanità.
Anche dalla mancanza di concetto di “moralità” alle quali le macchine dovranno essere addestrate: un veicolo a guida autonoma condotto da un sistema di intelligenza artificiale dovrebbe poter scegliere se investire un bambino o andare fuori strada.
Ma se fosse programmata per salvaguardarsi?
Ovviamente come tutte le forme tecnologiche non può essere demonizzata, come fa Stephen Hawking scrivendo che “AI condurrà all’estinzione della razza umana“. Le capacità dell’intelligenza artificiale e del deep learning stanno ottenendo dei risultati straordinari mai ottenuti in precedenza e le potenzialità nelle funzioni di assistenza, di diagnosi medica, supporto alle decisioni o all’anti terrorismo hanno un valore altissimo per l’uomo. Quindi piuttosto che considerare una minaccia l’avanzare tecnologico educhiamoci ad un utilizzo consapevole delle tecnologie, senza ridurre tutto ad un selfie o ad una catastrofe.