Chernobyl: un disastro senza tempo
Il 26 Aprile di trent’anni fa uno dei più grandi disastri nucleari colpì Chernobyl (Ucraina, a quei tempi ancora parte dell’Unione Sovietica, ndr). Il disastro della centrale ucraina durò nove giorni, liberando scorie radioattive che si dispersero ovunque nel resto d’Europa. Si trattò di un errore fatale nel reattore n°4 della centrale di un test definito di ‘sicurezza’, portando ad un aumento incontrollato della potenza e quindi della temperatura, che innescò processi che provocarono la rottura delle tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. Le nubi radioattive contaminarono vaste zone e in maniera minore anche l’Italia.
A chi possiamo imputare il disastro di Chernobyl?
Colpa del personale che si rese responsabile della violazione di svariate norme di sicurezza e di buon senso, dell’incapacità di scienziati e ingegneri di prevedere come problemi apparentemente piccoli possano tramutarsi in disastri di scala quasi inimmaginabile. Non esistono dati precisi ma stime, il numero delle vittime è ancor oggi incerto: si contano 25mila morti e 70mila rimasti disabili, senza considerare le conseguenze catastrofiche e di salute avvenute successivamente. Trent’anni dopo gli effetti del disastro si fanno ancora sentire: sono decine di migliaia le persone che si ammalano a causa dell’esplosione. Oggi il mondo, nel trentesimo anniversario di un dramma senza fine, ricorda l’incidente di un paese che ancora oggi ne paga le conseguenze. Chernobyl non smette di far paura, i rischi di nubi radioattive è altissimo, il sarcofago di cemento costruito per bloccare la fuoriuscita di radioattività è lo stesso provvisorio realizzato trent’anni fa e oggi visibilmente danneggiato. Negli ultimi anni è stata avviata la costruzione di un nuovo involucro per la centrale nucleare ma ci sono ritardi nella sua realizzazione. Migliaia di lavoratori continuano a recarsi ancor oggi alla centrale di Chernobyl: 1500 si occupano del programma di smantellamento dell’impianto e altri mille o 2mila a contratto che lavorano per il consorzio internazionale che costruisce il nuovo sarcofago per il reattore 4. In occasione dell’anniversario il mondo torna a posare gli occhi su Chernobyl e si risveglia l’attenzione su un tema troppe volte dimenticato. Malgrado la chiamino ‘zona della morte’, nell’area proibita all’uomo per un raggio di 30km dalla centrale, si ritorna ad un’apparente normalità.