Il caso non avviene per caso
Ogni caso
Poteva accadere. Doveva accadere. E’ accaduto prima. Dopo. Più vicino. Più lontano. E’ accaduto non a te. Ti sei salvato perché eri il primo. Ti sei salvato perché eri l’ultimo. Perché da solo. Perché la gente. Perché a sinistra. Perché a destra. Perché la pioggia. Perché un’ombra. Perché splendeva il sole. Per fortuna là c’era un bosco. Per fortuna non c’erano alberi. Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno, un telaio, una curva, un millimetro, un secondo. Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio. In seguito a, poiché, eppure, malgrado. Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba, a un passo, a un pelo
da una coincidenza. Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta come mi batte forte il tuo cuore.(Wislawa Szymborska)
Il caso spesso è quella parte della vita che premia chi se lo merita, perché non molla, perché è tenace, all’erta, pronto a cogliere il cambio del vento .
Spesso anche le cose importanti arrivano così: dall’ imprevisto, dal caso, da una distrazione, da un errore, da una porta della metropolitana che si chiude e prendi l’altra, da un ascensore che si apre, da una parola detta o una non detta.
Molte scoperte scientifiche o industriali sono avvenute proprio in questo modo, o anche per errore e distrazione.
La Nutella di Ferrero: un errore di alcuni operai nella miscelazione dei prodotti, ma colto da Michele Ferrero che cercava, cercava una opportunità.
In realtà le opportunità spesso vanno colte ma anche inventate.
Lo scienziato Alexander Fleming era distratto: una sera, mentre studiava l’influenza, lasciò incustodita nel suo studio la coltura batterica su cui lavorava.
La ritrovò uccisa da una muffa: il batterio era lo stafilococco, la muffa la penicillina.
In un villaggio del Galles, nel ’92, si studiava il sildenafil, una molecola utile alla cura dell’ angina e patologie cardiovascolari.
Invece la pillola blu è servita ad altro, come è noto.
E le patatine fritte? Nate da un dispetto del cuoco George Crum che non ce la faceva più a sentire le lamentele di un cliente sulle patate troppo grosse e dure.
Gliele servì tagliate a fiammifero e buttate nell’ olio bollente per farle croccanti (convinto di irritarlo).
Si parla come è noto della serendepity (quello che trovi quando cerchi qualcosa di altro e quello che trovi è meglio di ciò che cercavi) che Robert Merton ha scritto in un suo importante libro collegandola anche al concetto di creatività, a quel miscuglio intrecciato di coscienza e sogno, di logica e azzardo che c’ è in chi ha del talento.
Il caso non avviene per caso, occorre avere la mente e la tensione emotiva pronti per trovare quello che si cerca ma anche quello che non si cerca, occorre accettare il disordine e essere disponibili a perdersi.
La conoscenza e l’esperienza non sono dimensioni ordinate e lineari, predeterminate e predestinabili.
Occorre, per conoscere, rinunciare alle certezze del conosciuto.
Come fece Newton, ragionando sulla mela che gli cadde in testa per formulare il concetto di “gravità”.
Quindi la considerazione è che moltissime scoperte hanno in comune la casualità.
Però, ripeto, una casualità preparata, in qualche modo, ripeto, progettata.
L’esperto della valorizzazione del caso pensa alle soluzioni e alle opportunità e meno ai problemi.
Vorrei ricordare un fatto noto.
Quando alla NASA cominciarono i lanci degli astronauti nello spazio, si accorsero che le penne non avrebbero funzionato in assenza di gravità, perché l’inchiostro non sarebbe sceso sulla superficie da scrivere.
Per risolvere il problema ingaggiarono un’importantissima società di consulenza.
Questi impiegarono dieci anni e 12 milioni di dollari ma trovarono la soluzione!
Crearono una penna che funzionava a gravità zero, sottosopra, nell’acqua, su ogni superficie compreso il cristallo e in un arco di temperatura che andava da sotto zero a oltre 300 gradi.
I russi ebbero lo stesso problema e decisero di usare una matita!
Il tema della competenza è fondamentale, come il solito ma una competenza che non è l’accumulo di conoscenze ma la capacità di capire, infatti, prima della competenza operativa occorre quella interpretativa e questa include certamente il possesso di cognizioni, concetti, teorie, ecc. ma spesso semplicemente buon senso.
Anzi, a volte, i modelli portano fuori strada.
Ci sono molti giochi ed esercitazioni sulla creatività che indicano questo punto, giochi di problem solving che se proposti a bambini sono immediatamente risolti mentre normalmente gli adulti si bloccano.
E a parte il fatto che i bambini sono più intelligenti (poi peggiorano crescendo) dipende anche dal fatto che il possesso del modello interpretativo aiuta, ma condiziona.
Il punto della competenza è complicato: bisogna essere consapevoli che se non la possediamo rispetto a un determinato aspetto è meglio non fare nulla, perché potremmo essere noi a creare il problema; oppure saper agire avendo la capacità di farlo e usare le competenze possedute per produrre risultati.
Spesso nella complessità la soluzione di un problema, o la capacità di cogliere opportunità, sta nella capacità di “guardare e vedere” dell’osservatore, che spinto da un suo desiderio di trovare (considero il desiderio parte integrante della competenza) è capace di collegare ingredienti, fatti, cose, persone, ecc. anche apparentemente irrilevanti, che, appunto, gli fanno cogliere il caso.
Anzi, spesso è proprio nella sfumatura, nel dettaglio, che sta la risposta.
La competenza ha anche una sua faccia sociale, che consiste poi nella capacità di creare relazioni che siano in grado di sviluppare collaborazioni esistenziali per risolvere problemi e cogliere opportunità.
Quante persone si conoscono nella vita, quante si perdono, qualcuna rimane.
Altre stanno arrivando.
Ogni giorno si possono fare conoscenze nuove e queste possono essere ombre oppure qualche volta incontri che migliorano la vita.
Certo allargare l’orizzonte delle menti ristrette è complicato, ma il caso favorisce la mente preparata, affermava Pasteur.