Brexit: Europa, io esco!

«Isola incoronata, terra di maestà, sede di Marte, un altro Eden, un semi-paradiso, una fortezza costruita dalla Natura contro le infezioni della guerra, una felice culla di uomini, un piccolo mondo, una pietra preziosa incastonata in un argenteo mare che le serve da muraglia contro l’invidia di terre meno felici, una zolla benedetta» Questa è la citazione alla quale gli inglesi ricorrono più frequentemente quando vogliono parlare della propria insularità, di ciò che distingue la loro terra da altre terre e altri popoli.
Il referendum del 23 Giugno 2016 è stato il giorno dell’indipendenza britannica dall’Unione Europea, da qui il caso Brexit che è la fusione delle parole Britain ed exit (uscita, ndr).
Due possibili risposte sono state poste di fronte agli elettori: Remain oppure Leave. I seggi sono stati aperti in tutto il Paese: Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda del Nord. È la prima volta che un Paese membro sceglie se lasciare o restare nell’Unione Europa.
Brexit è un quesito già sottoposto alla comunità Britannica
In realtà il Regno Unito, nel 1975, ha già votato sullo stesso quesito e il 67,2% degli inglesi decise di restare. Il voto è stato indetto dal primo ministro conservatore David Cameron che ha lasciato ai suoi piena libertà di fare campagna elettorale per l’uscita o per la permanenza del Regno Unito nella Ue. La decisione è dipesa anche dalla considerazione che se avesse dettato una linea pro-Ue, il premier avrebbe rischiato le dimissioni di alcuni membri del suo Gabinetto. Dopo il si, i britannici dovranno comunque aspettare per trattare le condizioni dell’addio e l’incertezza renderebbe molto nervosi i mercati. Lo storico referendum britannico si è concluso con il ‘leave’ al 52%: la Gran Bretagna si prepara, infatti, a uscire dall’Unione Europea, un risultato che ha deluso le aspettative di chi credeva in una vittoria netta del ‘remain’.
Nel giorno dell’indipendenza David Cameron ha parlato alla Nazione e ha annunciato le sue dimissioni entro tre mesi: “Penso che il Paese abbia bisogno di un nuovo leader che dovrà accompagnare l’iter d’uscita anche formale del Regno Unito dalla Ue. Il popolo ha votato per l’uscita dalla Ue e questa decisione va rispettata. Si è incamminato su una strada diversa e per questo ritengo che abbia bisogno di una nuova guida. Io farò di tutto per assicurare al Paese una navigazione sicura nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Non è una decisione che ho preso a cuor leggero ma credo che la Nazione abbia bisogno di un periodo di stabilità e quindi di una nuova leadership”. Il primo ministro Cameron ha, però, rassicurato stampa e mercati sullo stato dell’economia: “Assicuro ai mercati e agli investitori che l’economia è fondamentalmente forte e rassicuro i cittadini britannici che vivono all’estero ed ai cittadini europei qui che non ci saranno cambiamenti immediati“.
Nonostante le parole rassicuranti del premier, le valute risentono dei primi risultati sulla Brexit: la moneta britannica è scesa nelle scorse ore fino a un minimo di 1,4152 sul dollaro, dopo che nel corso dell’ultima settimana aveva guadagnato quasi il 5% su quest’ultimo.
Le borse europee sono previste in forte calo e, di conseguenza, anche l’euro subisce le ripercussioni. I più si affannano a elencare le conseguenze negative sull’uscita del Regno Unito dall’Ue ma è inutile cercare crepe nelle certezze di progresso. Secondo le stime del Think Tank Open Europe, favorevole a un’Europa riformata rispetto alla struttura attuale, le tasse scenderanno per i cittadini britannici, visto che il Regno Unito risparmierà 8,5 miliardi di sterline non dovendo più dare fondi all’Ue. I sostenitori del fronte del ‘leave’ hanno da sempre sostenuto che liberare il Regno Unito dalla stretta dell’Ue porterà uno slancio nelle iniziative, nell’innovazione e nel libero scambio che renderanno il paese un esempio da seguire per molti altri all’interno della stessa Ue e anche nel resto del mondo. La Brexit, inoltre, spingerebbe altri paesi a muoversi sulla stessa direzione, quei paesi che alcuni europeisti chiamano ‘sanguisughe’ perché necessitano dei fondi Ue per andare avanti. Gli esempi sono Polonia e Ungheria. Se questi paesi dovessero seguire l’esempio del Regno Unito, l’Ue finirebbe solo per rafforzarsi. I sostenitori di questo nuovo progetto politico hanno spinto a favore della Brexit perché, in tal modo, si ridarà ai cittadini una speranza di democrazia e sovranità.