Beyond Meat, la carne vegetale
Uno dei trend più interessanti nel settore del food è la carne vegetale, con un sapore molto simile alla carne tradizionale ma è fatta senza uccidere animali. Fino a pochi anni fa non esisteva, mentre ora sempre più persone la conoscono e la consumano. Le aziende che la producono, ovvero Impossible Foods e Beyond Meat, che quest’anno si è quotata in borsa, la promuovono come un’alternativa più etica ed ecologica alla carne, ma che non comporta rinunciare al gusto e alla consistenza della carne. Molti sono i personaggi famosi che hanno creduto in questo prodotto fin dall’inizio: da Bill Gates a Leonardo DiCaprio, passando per l’ex dirigente di McDonald’s, Don Thompson.
Beyond Meat produce una carne sintetica che – dichiarano dall’azienda – «assomiglia, appaga e si cuoce come la carne di manzo», con lo scopo dichiarato, quindi, di farla amare dai carnivori e non solo dai vegetariani e vegani. Tutta la ricerca è stata indirizzata alla creazione di un prodotto che potesse in tutto e per tutto sembrare carne sia alla vista sia al gusto: gli ingredienti principali sono le proteine di piselli gialli importati dal Canada, che costituiscono la base e l’olio di cocco, che ricrea il grasso; ci sono poi piccole percentuali di succo di barbabietola, che regala al burger il colore rosso della vera carne, e poi ancora amido di patate, estratto di lievito e altre componenti naturali.
In Italia, per adesso, la carne Beyond Meat si può gustare solo in pochissimi luoghi, e cioè nei 16 punti vendita della catena di hamburgerie gourmet bolognesi WellDone e nel bistrot Paulpetta di Monza.
Il gusto dell’hamburger Beyond è molto simile alla carne di manzo, e soprattutto è lontanissimo dai vari succedanei come i prodotti a base di soia, tofu, seitan e via dicendo che, finora, avevano costituito l’unica alternativa vegetariana possibile ai prodotti di origine animale. Ma è nella consistenza e nella succosità che si evidenzia la vera ‘rivoluzione copernicana‘, perché la non carne californiana, grazie alla mioglobina presente nei piselli ha esattamente la stessa consistenza dell’originale, rilasciando anche i succhi.
Non è un prodotto per vegetariani, quindi, ma un valido concorrente della carne, creato per chi mangia la carne ma vuole mangiare qualcosa di più sano e che non devasti il pianeta. Come ha detto Pat Brown, fondatore e amministratore delegato di Impossible Foods: “L’obiettivo non è affermarci con un nuovo prodotto, ma di avere successo a scapito di un altro“. L’altro è la carne tradizionale, che, sempre citando Impossible Foods, si basa su una ‘tecnologia preistorica e distruttiva‘, cioè l’allevamento e la macellazione.
Per questioni tecniche e di maggiore semplicità, per ora la carne vegetale – ma c’è ancora da vedere con quale nome si imporrà davvero – sta tentando soprattutto di riprodurre il sapore e la consistenza di hamburger e polpette di carne bovina. Motivo per cui a opporsi soprattutto alla carne vegetale – e al fatto che venga chiamata carne – sono gli allevatori di bovini. Come ha raccontato il Wall Street Journal, l’industria della carne animale sta provando in molti modi a opporsi alla carne vegetale: con la pubblicità, con la tecnologia, con la scienza e con la politica, quasi sempre girando intorno a una sola importante questione che riguarda cosa si può chiamare carne e cosa no. Una questione che per certi versi ricorda quella che riguarda alternative vegetali al latte di mucca, come quelle a base di avena, soia o riso.
E mentre si attende l’arrivo della Beyond meat, ovviamente cruda, nella grande distribuzione italiana (negli Stati Uniti i burger, le salsicce e gli straccetti sono già nei banchi frigo delle catene di supermercati, mentre tra poche settimane è previsto il debutto in Germania da Lidl) una cosa, però, è certa: il risultato della quotazione – bomba a Wall Street – dove non solo il primo giorno, quando ha chiuso con un rialzo del 163%, tra i maggiori di tutti i tempi – ma anche nelle prime settimane seguenti la quotazione, con l’azione schizzata da 25 a 85 dollari ed una capitalizzazione da oltre 5 miliardi – e i grandi nomi che stanno investendo in questo prodotto innovativo danno l’idea di quanto sia importante e appetibile il mercato dei cosiddetti flexitariani: di coloro che, per attenzione all’ambiente e alla salute o per sensibilità nei confronti degli animali, cercano di ridurre il più possibile il consumo di carne pur non volendo rinunciarvi del tutto convertendosi al veganesimo.