Baia di Ieranto: la Terra delle Sirene

La nostra è terra di storia, architettura e arte, ma è soprattutto terra da amare e proteggere.
Coste e campagne necessitano del meticoloso e coscienzioso rispetto da parte di ogni essere umano, e richiedono le sue premure.
Quel che ci mantiene meritevoli di guardare e vivere l’incanto dei nostri paesaggi è il trattamento che riserviamo a loro, proprio come si fa quando ci si dedica pienamente ad amare, difendere o guarire la persona che ci rende innamorati.
La natura ci mostra il luogo d’origine dell’amore
Tutelare e salvaguardare le nostre ricchezze corrisponde, tra l’altro, a un reale e tangibile ritorno economico, dovuto all’accrescimento del turismo proprio nel territorio del Bene che si è andato a salvare, e non solo.
Nel mondo le persone comuni, i volontari, hanno dato vita a Fondazioni, assorte e intenzionate a voler mettere in salvo dei patrimoni incomparabili, evitando così che questi ultimi divengano un misero oggetto di sfruttamento e disinteresse, che porterebbe poi a una cosa soltanto: il distruggere, l’insozzare, inquinare quel che è puramente incontaminato e meraviglioso.
Si pensi alla famosa Fondazione The National Trust. O si pensi al nostro FAI – Fondo Ambiente Italiano, il quale dal 1975 guida una responsabile e lodevole missione: la perseveranza volta a difendere i nostri terreni e il nostro mare. Sorvegliare con passione, promuovere, curare luoghi esclusivi facendo sì che ancora continuino ad esistere, e a respirare.
Il FAI ha, però, bisogno di determinanti sostegni e cooperazioni, al fine di portare avanti ogni giorno il suo sogno di salvezza.
Occorre sensibilità, la nostra sensibilità, quella di aziende, singoli ed enti che sappiano comprendere la rilevanza e la grandezza di valori quali la conoscenza, la cultura, l’educazione e il semplice fatto che salvare un pezzo della nostra terra vale a dire salvare un pezzo del nostro corpo, così come pulire l’aria corrisponde a lavare i nostri polmoni.
La nostra Area Marina Protetta di Punta Campanella conserva gelosamente la preziosa e disarmante Baia di Ieranto: residenza delle Sirene, il cui mito descrive come creature dal canto angelicamente intonato al punto tale da richiamare l’attenzione e il sentimento di tutti i naviganti, per poi ucciderli.
Le Sirene dell’Odissea di Omero vengono raccontate in molteplici e differenti modi, ma il più popolare sostiene avessero il busto di una donna e la parte inferiore come quella di un pesce.
Tante sono le leggende, e affascinante è anche quella che interessa Torre Minerva e l’incursione Saracena.
E’ davvero entusiasmante starsene incantati ad ascoltare un uomo anziano e appassionato, uno di quelli devoti al loro bastone, e alle loro rughe… tante quante gli aneddoti da donarti.
Lui, adagiato su di una sedia di legno scheggiato e paglia, dall’accento di chi appartiene da sempre al suo sale di mare campano, e che da anni racconta anche di Ieranto:
“Sentite qua, vi racconto un segreto. Voi giovani nun sapite mai niente! Sentite ccà, i pirati tantu tiempo fa si rubarono la Campana di Sant’Antonino Abate, nella chiesa sua, avete capito? E’ una cosa cattiva, una cosa ca nun se fa, pecché ‘o Signore sente dulore. Allora, sapete poi che succedette? Che quando quelli là se ne stavano scappando con la Campana sulla nave, rimasero bloccati qua a Punta Campanella, perché una forza terribile bloccava l’imbarcazione. ‘O mare nun ‘a faceva movere, si nun lasciavano ‘a campana. Allora chilli pirati se mettettero assaje paura e… buttarono la Campana giù dal vascello. E ‘o barcone poi se ne putette scappa’. La Campana di Sant’Antonino adda sta cca’ cu nuje, e pure se adesso sta sul fondo del mare, je a volte ‘a sento ancora ‘e suna’.”
Ecco uno dei più validi motivi per cui recuperare e custodire le nostre aree incontaminate, poiché oltre ad essere richiamo e seduzione per i turisti e, di conseguenza, rientro economico, rappresentano sopra ogni cosa preziosità e benessere per le nostre anime.
Ieranto significa “falco“. E si traduce in “sacro“.
Ieranto ispirò lo scrittore Norman Douglas, che nella sua villa rosa scrisse “Siren Land”, un libro che nacque dalla meraviglia che lui provò arricchendosi di storie e tradizioni della Costiera sorrentina e amalfitana.
La Baia di Ieranto possiede la forma e i lineamenti delle sue onde, le quali muovendosi innatamente e senza freno hanno generato tante sorprendenti grotte calcaree.
“Dicono che gli scogli respirino quaggiù. Ho sentito i pescatori narrare di sospiri e di musica… di meditazione e verità”.
E’ nel 1986 che l’Italsider, una delle principali aziende siderurgiche del XX secolo, regala al FAI la sua proprietà di parte della Baia, ormai inutilizzata; regalo che permette poi la riqualificazione dell’ambiente, fino a giungere alla graduale rinascita degli uliveti.
La zona si vede arricchirsi di nuove piante, e… nuovamente vitalità.
Rinascita nell’agricoltura, ma anche nella ripresa architettonica delle strutture rurali, e delle mura. Vengono ricostruiti gli emozionanti e suggestivi sentieri, staccionate di percorsi che ci mostrano il lusso di una spettacolare vista panoramica di Capri.
“Neanche il più professionale degli obiettivi di una macchina fotografica può vedere quel che solo gli occhi sanno ammirare.
Gli occhi guardano colori ed emozioni, quelli reali!”
Tra le tante cose, infine, viene anche ridata conformazione conservativa alla Torre di Montalto.
Il modo più costruttivo e leale di rispettare la natura è quello di curarne le ferite.
Non limitiamoci a innamorarci di essa, ma prendiamocene cura. Tutti.