Astensionismo alle elezioni europee: i dati dell’affluenza dal 1979 ad oggi
Le elezioni europee del 2019 hanno rappresentato un’eccezione alla costante crescita dell’astensionismo dal 1979 in poi. Sul totale degli elettori europei, infatti, la quota di partecipazione è stata del 50,95%. Un dato in forte crescita rispetto alle elezioni del 2014 e del 2009 in cui le quote di partecipazione sono state rispettivamente del 42,61% e del 42,97%.
Percentuali che restano comunque distanti da quelle delle elezioni del 1979, anno in cui si recò alle urne il 61,99% degli elettori. Va precisato che in quell’anno i Paesi dell’Unione erano soltanto nove, ossia Belgio, Danimarca, Germania, Irlanda, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito.
Di tutti i Paesi dell’Unione è stato quasi sempre il Belgio a mantenere la quota di partecipazione più alta, con un picco nel 1984 quando ha espresso il proprio voto il 92,09% degli elettori belgi. Anche alle ultime elezioni il Belgio è risultato il Paese con l’astensionismo più basso dell’intera Unione: a non votare solo l’11,53%. Seguono il Belgio, come Paesi con la più alta affluenza alle europee del 2019, il Lussemburgo (84,10%) e Malta (72,70%).
E’ la Slovacchia, invece, lo Stato con la più bassa affluenza: solo il 22,74%. Percentuali basse anche in Croazia (29,86%), Slovenia (28,32%), Repubblica Ceca (28,72%) e Bulgaria (30,83%).
Svolta in Germania dove la percentuale di affluenza è stata del 61,41%, mentre alle ultime due elezioni europee, del 2014 e del 2009, l’affluenza era stata rispettivamente del 48,10% e del 43,27%.
Anche in Francia l’astensionismo è fortemente calato. Alle elezioni del 2019 ha partecipato il 50,12% degli elettori, contro il 42,43% del 2014 e il 40,63% del 2009. Stesso andazzo per la Spagna che ha raggiunto la quota del 64,3% rispetto al 43,81% e al 44,87% delle elezioni precedenti. Crescita per la Svezia che passa gradualmente da un 38,84% del 1999 a un 53,3% attuale. Lieve calo invece in Grecia dove la partecipazione elettorale passa dal 59,97% del 2014 al 58,34% del 2019.
Paradosso per il Regno Unito: da sempre caratterizzato da una quota di affluenza alle elezioni europee molto bassa, proprio in prossimità della Brexit si è raggiunto il record del 37%: i nuovi parlamentari eletti, qualora dovesse essere ratificato l’accordo del ritiro dall’UE prima del 3 luglio, non si insidieranno mai.
In Italia le ultime e definitive stime collocano l’affluenza al 54,50%: percentuale più bassa mai raggiunta e in netto contrasto con l’85,65% delle elezioni europee del 1979.
Dati che attestano un’oscillazione percentuale che, per alcuni Paesi, si tiene sempre al di sotto della media europea mentre, per altri, sempre al di sopra di essa. E’ difficile, infatti, che vi sia uno scarto di valori eccessivo (eccezion fatta che per pochi Stati come i Paesi Bassi) o che si passi, tra due elezioni contigue, a valori troppo lontani tra loro.
Un aumento dell’affluenza, quello delle ultime elezioni, che secondo Antonio Tajani, attuale Presidente del Parlamento Europeo, sarebbe da additare anche alla campagna This time I’m voting lanciata per sensibilizzare gli elettori europei circa l’importanza del voto.