Amazon e il primo veicolo elettrico: tutto quello che non sai sulle emissioni CO2
Firmato da Amazon e realizzato da Rivian, nasce il nuovo furgone a tecnologia elettrica per le consegne dell’azienda Bezos. Il nuovo gioiello di casa Amazon è una chiara scommessa sul futuro, e di sicuro il suo punto forte è la tecnologia elettrica. Solo nel 2018 erano 160 mila le imprese italiane dedicate alla realizzazione di auto elettriche, con un fatturato di oltre 420 miliardi di euro, con stime verso il 2030 che tendono ad un fatturato addizionale di oltre 456 miliardi.
Le caratteristiche
Il veicolo Amazon è tutt’altro che una semplice vettura a tecnologia green. Essa infatti, ottimizza le ore di viaggio per ridurre al minimo i costi, garantendo sicurezza sia al conducente che al materiale in viaggio. Molte sono le caratteristiche che la differenziano da altri veicoli: il sistema di sensori ad ultima generazione permette un’assistenza stradale e di guida molto efficiente. Il parabrezza ampio permette una visuale globale dell’intero spazio stradale.
Il sistema di telecamere posizionate all’esterno del veicolo e collegate ad un display interno, permette al guidatore di avere una visuale esterna a 360°. Ovviamente, non poteva mancare il supporto “Alexa”, che con il sistema vocale aggiorna su tratte autostradali e meteo. Anche il design è innovativo, infatti, all’interno del furgone saranno possibili ampi movimenti per garantire un ‘esperienza di guida senza precedenti. Lo sportello rinforzato, donerà al guidatore maggiore protezione durante la tratta. Stessi benefici per quanto riguarda il sistema di fari e luci per segnalare eventuali frenate.
Il programma “The Climate Pledge”
Il van di casa Amazon, nasce ad un anno di distanza dall’impegno preso dall’azienda per l’azzeramento delle emissioni CO2. L’azienda di Bezos, ha infatti, siglato un accordo con il programma The Climate pledge. Tale patto, vuole essere un impegno al raggiungimento di zero emissioni CO2 in tutto il suo business entro il 2040, con largo anticipo rispetto agli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. Tutte le aziende firmatarie si impegnano ad un rapporto periodico per misurare e rendicontare con regolarità le emissioni di gas ad effetto serra.
Il cuore del progetto, ovviamente si rifà all’eliminazione soddisfacente o totale di CO2 per decarbonizzare ogni strategia d’azienda. Obiettivi ambiziosi, quindi, quelli delle aziende firmatarie: sostenere investimenti eolici per il raggiungimento di una totale energia rinnovabile, investire grosse somme di denaro per implementare la riforestazione ed ovviamente raggiungere quota zero di emissioni dannose per l’ambiente.
Amazon introdurrà, infatti, solo quest’anno 1800 veicoli elettrici in Europa, e 10.000 in india, promettendo di essere operativi con tale tecnologia in 20 città entro il 2025.
Boom di CO2
La concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha raggiunto solo due anni fa una media di 407 parti per milione (ppm) per aumentare solo nel 2019 di 2,2 ppm raggiungendo circa 410 ppm. Il settore dei trasporti è responsabile del 30% circa delle emissioni totali in Europa, di cui il 72% prodotto dal trasporto stradale. Per frenare questa tendenza l’UE ha introdotto nuove regole allo scopo di ridurre tali emissioni: i deputati, hanno infatti approvato nella sessione plenaria del 27 marzo 2019 la proposta di tagliare entro il 2030 le emissioni di CO2 dei nuovi autocarri del 30% rispetto ai livelli del 2019.
Lo studio “La filiera della mobilità elettrica Made in Italy”
A fare luce sul mondo delle aziende della mobilità elettrica in Italia è lo studio condotto da Motus-E e da The European House- Ambrosetti. Tale studio analizza il periodo 2013-2017, mappando di fatto il periodo più significativo per la transizione verso l’elettrico. Secondo lo studio, a trainare la mobilità verde in Italia, sono le imprese del Nord Ovest, con la Lombardia che ospita e sostiene quasi il 40% delle imprese, generando il 33% del suo fatturato.
Il dato del Centro-Sud Italia invece si è fatto attendere con maggiore impegno: con un’incidenza, infatti, del fatturato a livello nazionale incrementata nel 2017 di 7 punti percentuali rispetto al 2013. Inoltre, lo studio ha evidenziato che il settore è contraddistinto da uno spiccato dinamismo, 2 aziende su 5, sono stata realizzate meno di vent’anni fa. Tale analisi settoriale è stata possibile con l’utilizzo di campioni nazionali di grandi dimensioni e di un fitto tessuto di PMI radicate sul territorio nazionale.
L’emissione CO2: è dannosa o no?
A scontrarsi su tale argomento sono di fatto due idee diametralmente opposte. A far parte della prima categoria sono tutti gli scienziati e gli studiosi i quali sostengono che l’emissione di CO2 ha provocato e stia contribuendo ancora al cambiamento climatico. Un’esposizione chiara circa questa posizione è lo studio condotto dal WWF. Dagli inizi del 1800 ad oggi, secondo il WWF, la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera sta aumentando a dismisura, in particolare quella di metano e ossido di azoto. Tali gas, sarebbero i responsabili dell’effetto serra, il quale agisce sui meccanismi di mantenimento della temperatura terrestre.
Il clima globale degli ultimi tempi ha subito un forte cambiamento, non riconducibile a cause interne al sistema climatico come le correnti oceaniche, né esterne come l’obliquità dell’asse terreste o la precessione degli equinozi. La specie umana, secondo tale studio, afferma che con l’utilizzo dei combustibili fossili, ri-immette nell’atmosfera, quello che la natura ha sottratto ai colossi giacimentari sotterranei, di fatto, l’uomo, con le sue attività sembrerebbe essere la principale causa del cambiamento climatico. La Cina, ad oggi è il maggiore emettitore mondiale di gas serra.
Numerosi studi
A fare da controparte, ci sono numerosi studiosi. Essi, al contrario dei primi, non riconducono tali cambiamenti climatici all’emissione di CO2. Per tale fazione, quindi, il Global Warming, sarebbe solo la più grande bugia del secolo. A dare voce a tali idee è la documentazione contenuta nel libro del professore Mario Giaccio: “Il climatismo: una nuova ideologia”. I gas ad effetto serra presenti nell’atmosfera (97%), permettono al pianeta di trattenere una parte di energia solare mantenendo la temperatura su gradi stazionari pari a 15°C.
Se non ci fossero i gas serra, secondo Giaccio, la temperatura terrestre scenderebbe a -18, rendendo impossibile la sopravvivenza. La co2, secondo il prof. Giaccio, è presente nell’atmosfera per circa lo 0,0035-0,040%. Tale gas, permane, secondo recenti studi, dai 5 ai 7 anni, valori assolutamente diversi, rispetto a quelli dichiarati dall’IPCC (intergovernmental Panel on Climate Change), secondo questi ultimi, infatti, le emissioni dei gas serra permarrebbero nell’atmosfera circa 100 anni.
Un’altra questione importante è quella esposta dal Prof. Uberto Crescenti, docente di Geologia applicata presso l’Università di Chieti-Pescara. A partire dal 2020, i Paesi in via di sviluppo riceveranno finanziamenti per 100 miliardi di dollari l’anno. In tale accordo, non è precisato chi controllerà i limiti delle emissioni né chi deciderà gli eventuali provvedimenti per gli stati che non rispetteranno gli accordi pattuiti.
A dare man forte a tale opposizione, è stata la petizione guidata da Frederick Seitz, ex presidente della National Academy of Science degli Stati Uniti. Tale documento fu sottoscritto da 17.800 scienziati, ad oggi più di 31 mila, i quali sostengono che non ci sono prove scientifiche a sufficienza per dimostrare che il rilascio di CO2 sia dannoso per l’atmosfera.
Guerra al Global Warming
Guerra al Global Warming, quindi, malumore che sottolinea un grave problema legato al protocollo di Kyoto. All’interno di tale accordo, ogni firmatario, fissa un limite di CO2 che può emettere in un lasso di tempo. Niente di negativo, se non fosse, che al superamento di tale limite, c’è la possibilità di acquistare “permessi di emissione” da stati che ne emettono di meno. Tali crediti, chiamati anche CERs (certifiedEmissiononReductionUnits) hanno prodotto a partire dal 2005 un mercato di decine di miliardi di dollari.
Anche il prof. Antonio Zichichi, presidente della World Federation of scientists, in merito al surriscaldamento globale ha affermato: «Sfido i climatologi a dimostrarmi che tra cento anni la Terra sarà surriscaldata. La storia del climatechange è un’opinione, un modello matematico che pretende di dimostrare l’indimostrabile. Noi studiosi possiamo dire a stento che tempo farà tra quindici giorni, figuriamoci tra cento anni. In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla, se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili?» .
In un articolo pubblicato da “Il Giornale” ripreso dalla rivista 21° Secolo. Scienza e Tecnologia” il prof. Zichichi afferma che l’atmosfera è come una grande mantice che assorbe e rigetta anidride carbonica. Tale struttura è azionata da tre pompe: l’oceano, la terra e l’uomo. Le prime due sono di gran lunga più potenti della terza, e di fatto, le attività umane non potrebbero produrre effetti così rilevanti sulle variazioni climatiche. Poi il prof Zichichi afferma ancora: «Se nell’atmosfera non ci fosse la CO2 non potrebbe esistere la vita vegetale. Senza l’effetto serra la temperatura media sul nostro satellite sarebbe 18°C sotto zero. Questo effetto ci regala i 33°C necessari affinché sulla terra ci sia la temperatura media di 15 gradi”».
Grande e controversa, quindi, la questione che riguarda le emissioni gassose e l’implemento di auto elettriche. Un salto nel vuoto che diverse aziende come Amazon, decidono di compiere a cuor leggero, perché se per alcuni la CO2 è un demone da esorcizzare, per altri è una delle costanti per permettere all’uomo la sua vita terrestre.
Riferimenti
Programma Climate Pledge; Motus-E e da The European House- Ambrosetti- “La filiera della mobilità elettrica Made in Italy”; Mario Giaccio: “Il climatismo: una nuova ideologia”. (2015) Antonio Zichichi, articolo “Il giornale”- rivista 21° Secolo. Scienza e Tecnologia.