Alla scoperta di Too Good To Go
A parlarci meglio dell’app che sta rivoluzionando il mondo è Eugenio Sapora, Country Manager Italia di Too Good To Go.
- La prima cosa che viene in mente, ascoltando un’idea così, riguardo l’app Too Good To Go, è essenzialmente una: l’app funziona davvero? Sta dando i suoi frutti? E in che modo?
- Assolutamente sì, la scalabilità del modello di business ha permesso all’app di espandersi in 14 Paesi Europei e da quasi un anno anche negli Stati Uniti, conquistando oggi oltre 30 milioni di utenti e più di 50 mila negozi aderenti, che hanno permesso di salvare 50 milioni di Magic Box ed evitare l’emissione di 100 milioni di kg di CO2. In Italia l’app è arrivata nel 2019 e in soli due anni di attività è riuscita a raggiungere più di 50 città, con 10.000 negozi partner, 2.700.00 Magic Box salvate e più di 3 milioni e mezzo di utenti, quindi direi proprio che sta dando i suoi frutti e che la nostra comunità ha compreso i nostri valori e la nostra mission e li appoggia in toto.
- Quali sono le caratteristiche principali dell’app Too Good To Go? È fruibile anche da chi si destreggia con difficoltà nel mondo social?
- L’app Too Good To Go è molto intuitiva da utilizzare e flessibile sia per il negoziante che per l’utente: al commerciante iscritto basta indicare ogni giorno la quantità di Magic Box disponibili, a seconda di quanti prodotti invenduti prevede di avere a fine giornata. Il nostro vuole essere infatti un modello davvero anti-spreco, e quindi dare la possibilità al commerciante di inserire i prodotti che realmente sono rimasti in negozio, senza doversi curare delle preferenze del cliente, che comunque è consapevolizzato e sa che andrà a ritirare un sacchetto di invenduti a sorpresa. Dall’altro lato, i consumatori dopo aver scaricato l’app possono inserire la loro posizione per cercare i locali aderenti più vicini ed acquistare ottimi pasti freschi a un terzo del prezzo originale. La Magic Box ordinata potrà essere pagata tramite l’app con carta, con Paypal o con i servizi Apple Pay o Google Pay e infine ritirata direttamente in negozio durante la fascia oraria specificata dall’esercente. Come dicevo è davvero semplice da usare e anche chi è alle prime armi con le nuove tecnologie riuscirà a utilizzarla con facilità e, anzi, sarà sicuramente soddisfatto di aver contribuito a salvare un pasto che altrimenti sarebbe andato sprecato.
- Potendo fare una media, l’app ad oggi è maggiormente usata al sud, al nord o al centro? È di maggior uso dalla fascia giovanile? O i fruitori sono i più disparati?
- Sicuramente città come Milano e Torino vanno per la maggiore, ora stiamo cercando proprio di sviluppare tutta l’area del sud, siamo molto attivi nel Lazio, ad esempio, ma anche la provincia e i comuni limitrofi. Diciamo che il nostro pubblico è molto ampio e variegato: dallo studente universitario che tramite l’app può comprarsi la cena, l’attivista impegnato che usa l’app per salvaguardare l’ambiente, al semplice curioso attratto dall’effetto sorpresa.
- Pur essendo un’app nata in Danimarca, com’è stato e com’è essere a capo di un qualcosa che potrebbe rivoluzionare il mondo?
- È sicuramente stimolante vedere come stiamo facendo la differenza, oggi in Italia si salva un pasto ogni 5 secondi, è incredibile! Come già anticipato il riscontro in Italia è stato positivo fin da subito, siamo stati l’ultimo Paese europeo ad essere lanciato e in soli due anni abbiamo raggiunto traguardi importanti nonostante l’avvento della pandemia abbia inciso soprattutto sul settore della ristorazione e dei negozi di prossimità. È bello vedere come nonostante la situazione attuale stiamo crescendo così velocemente, non solo in Italia ma anche nel resto del mondo, quindi speriamo di continuare a diffondere la nostra mission e coinvolgere più persone possibili in questa battaglia.
- All’inizio l’app Too Good To Go, voleva salvare “il cibo da buffet” rimasto sul tavolo, come si è arrivati a pensare al salvataggio di altri tipi? (bar, ristoranti…)
- Esattamente, l’idea nasce da un gruppo di studenti danesi che, avendo visto quanto cibo veniva sprecato ai buffet, hanno deciso di voler fare qualcosa di concreto per cambiare la situazione. Da qui poi l’idea si è sviluppata, coinvolgendo il settore della ristorazione: bar, pasticcerie, panifici, gastronomie e supermercati che a fine giornata erano costretti a sprecare cibo ancora buono ma rimasto invenduto e che non poteva essere rimesso in vendita il giorno seguente. L’app è stata quindi uno strumento utile in grado di risolvere un problema sempre più impellente e che porta a conseguenze economiche, sociali e ambientali.
- Che impatto ci sarebbe concretamente sull’ambiente se tutti iniziassimo ad usare quest’app?
- Salvare una Magic Box significa salvare circa 1 kg di cibo ancora fresco che altrimenti andrebbe sprecato. Ogni Magic Box salvata equivale a 2.5 kg di CO2e non emessi nell’ambiente (calcolo su base del metodo individuato dalla FAO 1kg di cibo=2.5kg di CO2e emesse nell’atmosfera), oggi solo sul territorio italiano siamo riusciti a salvare circa 2.700.000 Magic Box, vale a dire più di 6.000 tonnellate di CO2 e risparmiate all’ambiente. In Italia siamo circa 60 milioni di abitanti, direi un impatto molto importante se ognuno di noi salvasse anche solo una Magic Box.
- L’idea principale dell’app è dare nuova vita ai prodotti invenduti: chi si accinge ad usare l’app potrà ordinare solo la cosiddetta “Magic Box” o potrà acquistare invenduti mirati?
- No, come dicevo prima l’idea è quella di contrastare lo spreco alimentare e quindi offrire al commerciante uno strumento totalmente flessibile che gli permetta di inserire nella propria Magic Box tutti quei prodotti che a fine giornata non sono stati venduti e, proprio per tale ragione, è impensabile che sappia già al mattino cosa non venderà quel giorno, soprattutto in un periodo come questo in cui la domanda continua a subire una fluttuazione non indifferente. Il consumatore, d’altra parte, sa che il nostro modello di business si basa proprio sul contrastare lo spreco di cibo e quindi è conscio del fatto che sta acquistando una box a sorpresa, cosa che in realtà lo sprona ancora di più perché curioso di scoprire che cibo salverà questa volta.
- In passato, ha ricoperto ruoli legati alla multinazionale dell’energia EDF, e diversi ruoli in ricerca e sviluppo. Secondo lei, “le innovazioni tecnologiche” di questo tipo potranno salvare il collasso ormai imminente dell’ambiente? In che modo?
- Sicuramente la tecnologia può aiutarci in questo senso, l’app Too Good To Go ne è un esempio perché semplifica il processo fornendo uno strumento intuitivo e, allo stesso tempo, aiuta a contrastare una problematica molto attuale. È ovvio che la sola tecnologia non può fare la differenza se non ci impegniamo noi in prima persona in questo processo verso un mondo più sostenibile e modelli più virtuosi.
- Agli scettici, che alla parola “invenduto” scuotono la testa, riconducendo ad una cattiva qualità del prodotto, cosa si sente di dir loro?
- I prodotti invenduti non si chiamano così perché non buoni, anche perché fino a 5 minuti prima si trovavano sul bancone del negozio stesso, ma anzi sono cibi ancora ottimi e freschi che per qualche motivazione, ad esempio la fluttuazione della domanda, il commerciante non è riuscito a vendere durante l’arco della sua giornata lavorativa. Ciò vuol dire che molto probabilmente verranno sprecati senza motivo dal momento che il negoziante non può rimetterli in vendita il giorno seguente, l’app quindi permette proprio di “salvarli” ed evitare che il loro smaltimento vada a incrementare l’emissione di CO2 e nell’ambiente.