Abbonamenti pirata, danni intorno ai 700 mila euro
Abbonamenti pirata ad un costo irrisorio di 10 euro mensili che comprendevano Calcio Sky, Dazn, Netflix e Spotify, denuncia scattata per 223 clienti. Per la prima volta in Italia la faida delle pay tv illegali. Stavolta a rimetterci non saranno solo le organizzazioni che gestiscono le piattaforme illegali, ma anche i clienti. Sono 223, le persone denunciate dal Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza, a seguito di una complessa indagine. L’operazione è ancora in corso e intende identificare ulteriori possibili coinvolgimenti.
Acquistando abbonamenti illegali, infatti, i clienti si rendono responsabili del reato di ricettazione. Corre in aiuto alla vicenda, infatti, la legge sul diritto d’autore (171 octies della legge 633/41,) che prevede la confisca degli strumenti utilizzati per la fruizione del servizio. Previste ovviamente anche sanzioni monetarie, una multa di 25.000 euro, spese legali, ed una reclusione fino ad otto anni.
Caso analogo nel 2019
Un affare analogo è senz’altro quello avvenuto nel 2019. Oltre 5 milioni di utenti in tutta Italia infatti utilizzavano piattaforme illegali per vedere canali a pagamento. Un giro d’affari stimato di 60 milioni di euro. L’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli aveva infatti individuato 25 responsabili che operavano attraverso Xtreams Codes, progettata da due uomini greci. In manette finì Chritsos Papaoikonomu, inventore della piattaforma stessa, trovato in possesso di circa 110.000 euro in contanti.
Danni economici e rischi per i fruitori
L’abbonamento cosiddetto “pezzotto”, secondo neologismo campano, permette con una spesa di 10 euro mensili di fruire di calcio, serie tv, sport, cinema e musica, producendo un danno economico che si aggira sui 700 milioni di euro. L’indagine condotta dalle fiamme gialle, oltre che ad arginare tale fenomeno, intende individuare la centrale di trasmissione di segnali illegali, sciogliere le organizzazioni criminali alla base di tali piattaforme, e soprattutto mettere in guardia gli eventuali fruitori.
“Acquistando questa tipologia di abbonamento, inoltre, il fruitore si trova a condividere con vere e proprie realtà criminali i propri dati personali, inclusi quelli anagrafici e bancari, lasciando pertanto traccia delle attività illecite effettuate ed esponendosi allo stesso tempo a rischi, anche informatici, di vario tipo”.
Grandi apprezzamenti da parte di Federico Bagnoli Rossi il segretario generale della Federazione per la tutela dei contenuti Audiovisivi e Multimediali. Un mercato nero che, quindi, sembra sempre più in crescita, e che mette alle strette la pay tv legale.