DOVE SI TROVA LA STELLA POLARE?
E dissero gli uni agli altri: “Orsù, edifichiamo una città e una torre con la cima che guarda verso il cielo. Fabbrichiamo così un segno di unione altrimenti saremo dispersi sulla faccia della terra.”. Il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano e disse: “Ecco, essi sono un popolo solo e hanno tutti il medesimo linguaggio: questo è il principio delle loro imprese. Niente ormai impedirà loro di condurre a termine tutto quello che verrà loro in mente di fare… “.Genesi: XI, 4. |
Il mondo si è fatto più piccolo, con la rottura degli steccati, la globalizzazione, la mondializzazione, ma, proprio per questo, i territori nei quali viviamo sono molto più grandi e difficili da capire e percorrere.
Tutto è più accessibile ma nello stesso tempo più sfuggente e irraggiungibile.
Le mappe geografiche e le parole degli spazi e delle strutture che li organizzano come centro, periferia, recinto, confine, frontiera, varco, ponte, incrocio, transito, circonvallazione, interstizio, muro, scorciatoia, sentiero, ecc. esprimono fisicità ma anche suggestioni mentali e metaforiche, piene di possibilità vitali o chiusure mortali.
Se ci pensate, ognuna di queste parole può esprimere, infatti, un’idea di apertura o di chiusura, può indicare ambivalenze, polivalenze, complessità da subire o governare.
Ora purtroppo sta prevalendo il caos ci sono percorsi nella nebbia fitta con pensatori opachi e guide senza uno straccio di copione, privi di bussola e visione.
Le dinamiche prevalenti ora sono assolutamente incapaci di creare connessioni, integrazioni, visioni condivise ma solo divisioni e conflitti, dove l’incapacità è eletta spesso a competenza distintiva.
Vedo pseudo leader che hanno al seguito seguaci deformi con la spina dorsale rovinata per il troppo inchinarsi (ai nani,).
Osservo giullari che hanno cambiato il repertorio comico facendolo confinare con il tragico.
Sindaci dalle grandi orecchie che usano bene la lingua solo per leccare i gelati e dire una curiosa formula magica “Beppe è con me”.
Personaggi che continuano a non fare, oppure fanno quello che non serve, o fanno male quello che serve, e impediscono il fare a chi sa fare e per tutto questo guadagnano un sacco di soldi, per loro e per i loro cari (in molti casi anche per le generazioni future).
Si è perso il senso profondo di che cosa significhi un uso positivo del potere come verbo e prevale la dimensione del sostantivo utilitaristica e iniqua.
Chi ha il potere non considera che il parametro chiave di valutazione di un risultato all’interno di un sistema sociale (organizzativo o no) è rappresentato dalle attese di valore (il rispetto di una promessa che ha determinato l’investitura) che il sistema chiede e non la conferma formale e burocratica: il cliente non è Beppe!
Ridicolo l’elenco delle 43 cose buone di Virginia e la dimenticanza delle 1823 negative.
È il solito gioco da decenni: chi ha il potere lotta per il suo mantenimento perché è molto vantaggioso in termini personali e il cambiamento è minaccioso: fa correre il rischio della perdita di tale privilegio.
Ma dove sono i leader per cambiare il gioco? Dove si trova la stella polare?
Va bene: manca tutto, ma cominciamo, intanto, per quel che ci riguarda, a non inchinarci più ai nani.