Coldiretti: prodotti campani i più contraffatti
I friarielli sulle nostre tavole potrebbero essere broccoli cinesi. Insomma, il più classico e beffardo dei pezzotti. Traduzione per i non campani: una fregatura. La Campania è la regione più contraffatta sul fronte alimentare. A dirlo è la Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana. L’agenzia europea per la sicurezza alimentare non ha dubbi: i nostri scaffali presentano un’alta percentuale di prodotti Made in China e di derivazione variegata celati, neanche troppo bene, dietro la bandiera nostrana. Dai pomodori di San Marzano a tinte pechinesi passando per i legumi del Kenya, i cocomeri della Repubblica Dominicana, il prezzemolo del Vietnam, il basilico indiano e via discorrendo.
Nell’analisi Coldiretti i Broccoli raggiungono il tasso di contraffazione più alto!
Fin qui nessuna novità. Dati allarmanti emergono dai test eseguiti su questi prodotti. Il 92% dei broccoli orientali risulta non essere broccoli, ma veleno a forma di broccoli. Percentuali alte anche per gli altri prodotti elencati. Tutto ciò a nostra insaputa e senza irregolarità di forma. Come denuncia la Coldiretti, la controversia nasce dalla difformità delle imposizioni in materia di informazione sulla provenienza della merce: mentre i nostri fruttivendoli sono obbligati ad indicarla, non è richiesta la stessa cosa per i prodotti lavorati. Nell’ultimo caso, infatti, le etichette non sono vincolate e possono omettere il luogo di provenienza dell’ingrediente principale.
Il mercato della contraffazione: un business in forte espansione, Coldiretti lancia l’allarme!
Imitazione batte autenticità 2 a 0. Da cinque anni a questa parte, il fatturato del falso – come sostenuto da Roberto Moncalvo, leader nazionale della Coldiretti – ha fatto registrare numeri da capogiro. Si stima circa il doppio rispetto al mercato dell’autentico. La hit parade delle contraffazioni del Made in Italy prevede un podio interamente campano: pizza, pomodoro e mozzarella. Due pizze su tre presentano la mozzarella lituana e la salsa cinese. Sugli scaffali dei market americani e di mezzo mondo è facile imbattersi nella “Mozzarella Capri” prodotta in Usa, l’olio d’oliva “Vesuvio” proveniente direttamente dai frantoi sudafricani ed i “San Marzano Tomatoes” coltivati nelle terre spagnole. Ironia della sorte: la Campania primeggia per importazione di pomodori cinesi. Emerge la necessità di armonizzare le dinamiche import-export a livello globale, riducendo quello squilibrio dettato da legittime dinamiche creditizie tra i vari stati, con una normativa sulla provenienza degli ingredienti all’insegna della trasparenza e dell’uniformità. Altrimenti ci sarebbe un’alternativa: Napoli provincia di Pechino. Pizza col riso aspetta solo di essere imitata.