Evasione fiscale: in Italia numeri da incubo
Uno dei mali maggiori che attanaglia l’economia italiana è l’evasione fiscale, un fenomeno molto diffuso in quanto nel Belpaese si registrano numeri da incubo. Non esistono dati certi ma solo stime.
Possiamo dividere il nostro paese in due categorie:
- I corretti, cioè i contribuenti onesti che si addossano il carico fiscale,
- Gli evasori che riducono o evitano il peso della tassazione.
Quest’ultimi fanno i furbi a discapito dei primi. Nonostante gli sforzi della classe politica, il problema non si arresta ma sembra assestarsi.
A quanto ammonta il danno derivato dall’evasione fiscale in Italia?
Il debito mancante risulta un danno significativo per le casse dello Stato. Le stime identificano l’ammontare dell’evasione fiscale in Italia intorno ai 180 miliardi di euro l’anno: questo ci classifica come i ‘maggiori evasori’ del continente mettendoci in prima posizione di questa triste classifica. Ogni anno 300 miliardi imponibili non vengono dichiarati infatti l’evasione fiscale stimata ogni anno in Italia si aggira tra i 150 e i 200 miliardi a cui bisogna aggiungere le spese che il nostro paese si trova ad affrontare proprio per gestire i reati legati a questo problema, alle corruzioni e simili, che ci contraddistinguono in maniera negativa con cifre record. A Roma e Milano si registrano numeri molto elevati per notevoli ragioni legate al maggior numero di attività ed il più elevato movimento di denaro. I metodi più comuni per evadere il Fisco sono connessi alla vendita di beni o prestazione di servizi senza emissione di fattura o scontrino oppure attraverso dichiarazione dei redditi falsificati.
Cosa riguarda strettamente l’evasione fiscale in Italia?
L’evasione fiscale riguarda essenzialmente l’Iva, seguita dall’Irap e dall’Irpef. Essa comporta effetti economici negativi rilevanti sotto diversi profili: determina effetti distorsivi sull’allocazione delle risorse, interferisce con il normale funzionamento del mercato ed è sinergica alla corruzione e alla criminalità organizzata ma anche del benessere sociale. Se si pagassero le tasse su questi importi, si potrebbero risolvere parzialmente o totalmente molti tra i principali problemi del nostro Paese come trovare i fondi per le pensioni del futuro, migliorare l’Istruzione e la Sanità, creare nuovi posti di lavoro dimezzando la disoccupazione giovanile, abbattere il debito pubblico o diminuire le tasse di 1/3 a tutti i contribuenti. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Confindustria l’evasione fiscale e contributiva totalizza 122,2 miliardi di euro nel 2015 pari al 7,5% del PIL.
Al Fisco vengono sottratti quasi 40 miliardi di IVA
- 23,4 di IRPEF,
- 5,2 di IRES,
- 3,0 di IRAP,
- 16,3 di altre imposte indirette cui si aggiungo
- 34,4 di contributi previdenziali.
Si pensi che in Europa si perdono complessivamente tra evasione ed elusione fiscale circa 1.000 miliardi di euro, di questi 180 appartengono all’Italia, Paese in cui l’imponibile nascosto ammonta a 350 miliardi di euro e il rapporto tra il nero e il PIL è pari a circa il 27%, la percentuale più alta di tutta l’Unione Europea. Secondo le statistiche la maggior parte del problema riguarda i lavoratori autonomi, tra i quali il tasso di evasione è pari al 56,3 per cento, per i lavoratori dipendenti e pensionati evadere è pressoché impossibile: le tasse vengono prelevate direttamente in busta e dunque non riescono a frodare il Fisco, infatti l’82% del gettito complessivo arriva proprio da loro. I furbi sono persone che non si possono definire ladri ma individui che tengono tutto per se il loro guadagno: il ‘difetto’ è conseguenza di un livello di tassazione troppo alto ritenuto insostenibile, sprechi nelle spese pubbliche e sulla scarsità nella qualità e quantità di servizi che lo Stato dovrebbe assicurare. Secondo il punto di vista degli onesti invece il problema deriva da una scarsa presenza di controllo, da sanzioni irrisorie, dalla corruzione. Gli evasori diventano sempre più competenti e le loro tecniche di evasione più sofisticate causano anche la crisi che ha colpito il nostro paese. Il sistema di contrasto a questa criticità evidente però sta facendo progressi.
Da molti anni per questi motivi l’evasione fiscale è diventata un obiettivo costante delle politiche dei governi italiani. Nel 2015 grazie alla lotta all’evasione sono stati recuperati 14,9 miliardi di euro. Sarebbe opportuno che le imprese presenti sul territorio si sottoponessero volontariamente e periodicamente ai controlli fiscali, a patto di ricevere in cambio migliori e più proficue condizioni nel rapporto con il governo centrale. Alcuni di questi suggerimenti sono stati già accettati dal governo nella manovra finanziaria che prevede incentivazioni per i contribuenti che facilitano le verifiche ad esempio mettendo a disposizione dello Stato il conto corrente dedicato dell’attività di impresa. Il giorno della precompilata è arrivato. L’agenzia delle Entrate ha predisposto dei modelli precompilati per visualizzare la propria dichiarazione dei redditi, ciò è possibile accendendo al sito dedicato al 730 e Unico, al quale può accedere solo il contribuente o un intermediario autorizzato con delega. Fino al 1° maggio, comunque, la dichiarazione può essere solo consultata. Da lunedì 2 maggio, invece, si aprirà la finestra di ‘operatività’ dove sarà possibile integrare e trasmettere il 730. Durante i prossimi mesi i contribuenti potranno verificare i dati inseriti dalle Entrate e inserirne di nuovi. Si troverà una dichiarazione precompilata molto più ricca e quasi pronta all’uso. Saranno presenti, infatti, le spese sanitarie e i relativi rimborsi, le spese universitarie e i relativi rimborsi, le spese funebri, i contributi versati alla previdenza complementare, i dati sulle per interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica degli edifici. E ancora gli interessi passivi sui mutui in corso, i premi assicurativi, i contributi previdenziali e assistenziali, i contributi versati per lavoratori domestici. Inoltre, si troveranno anche gli oneri detraibili sostenuti dal contribuente e riconosciuti dal sostituto, riportati nella Certificazione Unica, nonché quelli ricavati dalla dichiarazione dello scorso anno che danno diritto a una detrazione da ripartire in più rate annuali (per esempio, le spese per ristrutturazioni edilizie o risparmio energetico). Questo è il motivo, secondo Rossella Orlandi, che inciterà le persone ad accettare questo nuovo modello. È verosimile immaginare che la presenza di un numero elevato di voci possa implicare un numero minore di interventi. Ovviamente non c’è solo il dato quantitativo da considerare, perché dipenderà fortemente dalla qualità delle informazioni trasmesse alle Entrate e caricate nella precompilata. Questo diventa un aspetto necessario per verificare se la precompilata 2016 è riuscita davvero a fare un passo in avanti.