Quattro vestiti per comunicare
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Possibilità
Preferisco il cinema.
Preferisco i gatti.
Preferisco le querce sul fiume Warta.
Preferisco Dickens a Dostoevskij.
Preferisco me che vuol bene alla gente
a me che ama l’umanità.
Preferisco avere sottomano ago e filo.Wislawa Szymborsk
Certamente non voglio proporre una teoria ma un gioco per riflettere sulla comunicazione. Ogni persona, consapevolmente o no, possiede e usa dei suoi «modelli» comunicativi, frutto di esperienze, cultura, e così via che determinano le personalità , il modo di affrontare la vita e comunicare con gli altri e che determinano la costruzione di diverse realtà sociali e operative. Non solo questi naturalmente ma provo a descriverli, così come un gioco intellettuale, certamente superficiale ma che può suggerire qualche spunto per ragionare. Sono quattro i «tipi» che osservo e che ritrovo spesso nella vita di tutti i giorni.
Il primo è il «rinunciatario»
Questo stile comunicativo è caratterizzato da accettazione passiva delle cose, manca energia e quello che fa o dice è fatto per dovere o per forza, o per convenienza contingente. Egli non è interessato a influenzare gli altri. Gli sta bene, tutto sommato, avere meno potere e non lotta per conquistare qualcosa di più della sicurezza. Ci possono essere, in questa tipologia, due spinte motivate o da qualche ascetica rinuncia o da codardia: la prima è l’accondiscendenza, la seconda, la fuga. Sia appartenga al primo o al secondo tipo, il rinunciatario è facilmente influenzabile, ma il suo influenzamento è solo apparente, perché lo è per «vocazione»: tutti lo possono convincere, lui è convinto a priori perché non ha posizioni tranne quella del trasformismo tipo Zelig. Questo triste personaggio «uomo invisibile» non ha passioni travolgenti e per lui la vita ha colori stinti.
Il secondo tipo è il «contrastante»
Questo stile comunicativo è l’opposto del primo, è troppo energico, è «contro» per principio. Tende ad avere un uso impulsivo del «no», vede tutto in termini di potere e il suo credo è «mors tua vita mea». La sua strategia base è di ostacolare e di combattere, non gli interessa vincere ma vuole la guerra. È un cattivo nemico che produce cattivi nemici. Ovviamente diffida e siccome la sua diffidenza determina reazioni difensive o aggressive, trova in queste la conferma del suo stile e quindi lo rialimenta. La sua diffidenza gli fa cercare sempre il senso nascosto di tipo negativo anche nei gesti banali: perfino una stretta di mano diventa per lui una prova di forza. Può creare trappole nascondendosi nell’ombra o fingere amicizia o manifestare apertamente agitando i pugni. Difficilmente è simpatico anche se può far provare, a volte, una strana tenerezza. Chiamerei questo personaggio «uomo guerra».
Il terzo tipo è «l’uomo vigile».
Lui è spinto dal bisogno di controllo. Ogni cosa va valutata attentamente e il sospetto è una sua posizione mentale continua. Non si fida di nessuno e allora nessuno si fida di lui e così anche lui trova conferma che il suo modo di vivere e comunicare è quello giusto. Possiamo affermare che la sua vocazione è «voglio influenzare sempre un po’ di più di te». Anche qui vedrei due tipologie base: la prima «ti persuado», la seconda «t’impongo». È chiaro che questi due tipi, anche se all’interno di una comune zona, sono però molto diversi. Il persuasivo deve essere bravo, mentre l’altro deve essere forte (forte per lo status, la ricchezza, la forza fisica, o altro).
Allora, riepilogando, il primo non è interessato al potere e alla comunicazione, il secondo lo è in modo maniacale e distruttivo, il terzo non esclude la possibilità che gli altri abbiano potere, solo che lui ne vuole un po’ di più ed è convinto che gli altri nascondano sempre sporchi motivi.
Presentiamo ora il più simpatico: è produttore di valore, perché, il suo principio guida è: «più potere a noi» e la sua comunicazione è connettiva. È come se dicesse: «Solo attraverso il contatto tra le nostre competenze e differenze possono derivare progetti generativi che ci consentono di migliorare il mondo, risolvere i problemi e cogliere le opportunità. Questo stile è utile e simpatico, chi lo possiede ascolta e ti da valore e perciò ne riceve. Possono esserci anche nemici, in questo stile, ma «buoni nemici» perché costringono a essere migliori, la loro inimicizia non è contro ma per, e quindi alla fine sono molto più utili di tanti falsi amici che incoraggiano l’ inerzia o stimolano il tuo narcisismo. Credo che solo questo modello comunicativo, dell’«uomo terra» (chiamiamolo così per le suggestioni con la crescita) possa consentire dialoghi e relazioni di solidarietà-sociale che trovino nella cooperazione interpretativa e nella prassi operativa i principali «pilastri» strategici. L’uomo terra guarda il cielo e segue la stella polare coinvolgendo altri verso cambiamenti che migliorano la vita e vivere insieme.
Forse ognuno di noi usa in modo miscelato e intrecciato i quattro modelli a seconda dei contesti e degli interlocutori. Proviamo un gioco: definiamo i nostri ambiti esistenziali (lavoro, partner, figli, amici, ecc.) e proviamo a indicare la percentuale di stile per ognuno. Può essere un interessante e magari utile esercizio di consapevolezza,soprattutto se poi ci diamo un voto di efficienza.