IL VOLTO, OSPIZIO RISTRETTO DELL’ANIMA
“Un gesto di ospitalità non può che essere poetico”.
(Jacques Deridda)
Bisogna scegliere personalità appropriate e formarle all’accoglienza se vogliamo che il turismo decolli veramente, la vera competenza di chi fa ospitalità dev’essere soprattutto emotiva.
La reception di un albergo è il primo e ultimo contatto che il cliente vive; è dove si forma la prima impressione che influenzerà il resto del soggiorno e l’ultima impressione che influenzerà il desiderio di tornare.
Chi occupa questa posizione ha una importanza strategica determinante per il successo dell’hotel.
Il ricevimento è il punto dove si entra in casa e l’albergo è una casa provvisoria che se resa “ambiente” per l’ospite, può creare un’appartenenza, anch’essa provvisoria ma che, finché dura, vale e che comunque l’ospite racconterà.
Un cliente non acquista un luogo, una camera per dormire, ma acquista un’esperienza di benessere e si aspetta una relazione (soprattutto in certi ambienti belli e costosi) amichevole e vitale. L’accoglienza è parte fondamentale di ciò che acquista.
Una delle competenze principali di chi accoglie è il sorriso. E non costa nulla.
Infatti, il tratto dominante dell’accoglienza è una forma di competenza comunicativa che inizia con l’espressione del volto.
Il volto è come la vetrina della personalità, è un segnalatore di comportamento, è uno spazio ristretto dell’anima.
I volti belli sono tali perché sono amichevoli, hanno “quel certo non so che” che ti fanno sentire subito bene.
Osservando la mimica facciale, lo stile di comunicazione e di comportamento sociale ci si rende immediatamente conto se c’è un’accoglienza fatta con la testa o con il cuore.
Certo è fuori dubbio che la spontaneità di un sorriso non s’impara, quando c’è avviene una comunicazione di valore.
E’ l’intelligenza emotiva a fare la differenza tra chi utilizza in modo competente
gli strumenti della comunicazione ottenendo buoni risultati in termini di approvazione sociale e consenso e chi, invece, la compromette irrimediabilmente con il suo sguardo torvo.
Consiglio a tutti, ma soprattutto a chi si occupa di accoglienza, di farsi queste domande: cosa ti viene in mente come prima cosa pensando al tuo volto?
Qual è la tua espressione prevalente?
Che cosa pensi di trasmettere con il tuo viso agli altri?
Pensateci se fate un mestiere di contatto, potete essere uno dei principali motivi di successo o di fallimento della vostra impresa.