I grandi personaggi carismatici/demagoghi moltiplicano/attirano gli stupidi trasformandoli da cittadini pacifici in masse assatanate. Quando la maggior parte di una società è stupida allora la prevalenza del cretino diventa dominante e inguaribile.

 

Ricordate le tipologie di uomo di Carlo Maria Cipolla nel suo interessante “Allegro ma non troppo”?

Il bandito, lo sprovveduto, l’intelligente e lo stupido.

Nello stesso libro si trovano le cinque leggi fondamentali della stupidità che vorrei qui ricordare:

  1. Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero d’individui stupidi in circolazione (e aggiungo nei nostri tempi anche i banditi).
  2. La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
  3. Una persona è stupida se causa un danno a un’altra persona o a un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno (normalmente, aggiungo, a favore del bandito).
  1. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
  1. La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista.

Le persone stupide si riconoscono dai loro comportamenti, soprattutto in situazioni relazionali.

Le situazioni conflittuali rappresentano dei particolari momenti della verità per identificare e far emergere le personalità.

Un processo di comunicazione vitale deve includere la capacità di governare le differenze conflittuali, evitando che diventino scontri e accettandone episodi funzionali alla creazione di condizioni sane. Certo il bandito ha altri scopi e quindi per lui il conflitto è la norma, perché il dialogo e l’accordo sono contro i suoi interessi.

E’ paradossale, ma è questo la spazio dove l’intelligente trova il suo punto di sfida e dove deve inventare soluzioni e processi.

Se uno è intelligente e trova un altro intelligente, tutto diventa piacevole e utile, ma se trova un bandito è con costui che si deve misurare.

Gli sprovveduti, o ancora di più gli stupidi, tendono alla guerra senza farsi troppe domande oppure a comportamenti anestetizzanti in una melassa buonista che devitalizza le differenze con un modello di sottomissione o rinuncia all’affermazione di principi per la costruzione del dialogo.

Nella complessità occorrono tonalità emotive e lucidità interpretativa che diventa operativa dei soggetti intelligenti.

L’intelligente non può cambiare il bandito, ma dovrebbe tentare di aiutare lo sprovveduto e lo stupido a esserlo meno e diventare involontariamente anche loro banditi.

Ma non basta chiederlo e neanche dire a uno stupido che è tale per produrre in lui un cambiamento.

Diceva qualcuno che se chiedi a un mulo di essere cavallo forse tu sei un asino.

Le persone vanno aiutate a capire e vanno accompagnate verso la ricerca di identità dialoganti.

Comunicazione è tentare di mettere in comune un senso del vivere insieme, non è stare fermi, è reagire al pericolo, non è inventare falsi nemici è attrezzarsi per fermare quelli veri.

Questo è un modo di pensare e agire che non viene spontaneo, va aiutato, perciò servono intelligenze che non pretendono il consenso a tutti i costi, ma aiutano a trovare nuove tonalità di senso.

Riempiere di senso il vuoto senza senso aiuta a passare dalla monotonia sloganistica alla polifonia del dialogo.

La complessità esprime differenze, le differenze diventano discontinuità, la discontinuità è rottura di equilibri devitalizzanti.

Il soggetto intelligente è un’espressione di discontinuità per il valore.

È più comodo essere stupidi, si ha il lasciapassare per fare qualsiasi sciocchezza mentre l’intelligenza è faticosa.

Ma lo stupido, come diceva Cipolla, è sempre in forma, quindi è imbattibile.

Pensate alla burocrazia: un mondo di cose stupide governate da banditi.