Arriva il nuovo digitale terrestre, entro il 2022 si passa al Dvb-T2
A quasi dieci anni dalla transizione analogico-digitale sulla TV italiana, una nuova evoluzione digitale presto diverrà realtà. Si tratta di una seconda era del digitale terrestre che segnerà il passaggio a nuove frequenze televisive. Il fine di questo “passaggio” è di destinare le frequenze dei 700 MHz (attualmente occupate dai canali televisivi, ndr) alla banda larga per la telefonia mobile, ovvero la rete 5G e simultaneamente utilizzare lo standard Dvd-T2 per le reti televisive. Standard che consente di trasferire più dati su un intervallo di frequenze ridimensionato, rispetto a quello attuale.
La rivoluzione tecnologica comincerà nel 2018 e terminerà nel 2022. Lo prevede la manovra all’esame del Senato: “Secondo quanto richiesto dalla decisione europea n. 2017/899, la previsione di fissare al 1° luglio 2022 il termine per la disponibilità delle frequenze in banda 700 agli operatori comunicazione elettronica a banda larga senza fili, è motivata in norma con riguardo alla necessità e complessità di assicurare la migrazione tecnica di un’ampia parte della popolazione verso standard di trasmissione avanzati”.
Ma quanti sono gli italiani che dovranno cambiare televisore per adeguarsi al nuovo digitale terrestre ? La risposta è molto semplice: se avete acquistato una TV nell’ultimo anno e mezzo, molto probabilmente la tecnologia incorporata sarà quella idonea per le nuove frequenze, mentre se la TV è stata acquistata prima del 1° luglio 2016, basterà collegarla a un decoder (costo minimo di 25€) compatibile con la nuova tecnologia. Il Governo stanzierà oltre 100 mln di euro per agevolare chi attualmente è esonerato a pagare il canone RAI, ovvero cittadini over 75 con condizioni economiche precarie.
Novità tecnologica in un mercato in forte calo… Nei primi sei mesi dell’anno si è registrato un calo delle vendite di TV pari al 10%. Secondo le stime di GFK (società di ricerche sul mercato e consumatori), in Francia si è toccato un incredibile -46% s. Il calo è stato costante: -12.2% nel 2015, con una piccola ripresa nel 2016 anche grazie agli Europei di calcio (+3.7%).