Il risiko bancario di Unicredit
(Credit Ph Pablo Cabezos)
Andrea Orcel, ceo di Unicredit, sta animando le cronache economiche con la spregiudicatezza che a volte distingue i banchieri. Se sognava un doppio colpo si trova a registrare due stand-by per le reazioni che hanno provocato le sue incursioni. Il primo attacco è stato quello portato alla tedesca Commerzbank. Una banca molto presente soprattutto nei land tedeschi centrali con 665 filiali. L’iniziativa ha all’inizio provocato positive reazioni di borsa: i titoli di Unicredit sono saliti del 30%, quelli dell’istituto tedesco del 16%. Ma, dopo le prime reazioni apparentemente positive, anche dal ministro tedesco delle finanze Lindner, poi dimissionato dal cancelliere Scholz, presto si sono palesate forti ostilità all’operazione. Per primi i lavoratori della banca, rappresentati nel consiglio d’amministrazione, poi la politica tedesca hanno alzato le barricate contro l’istituto italiano. I segnali che arrivano dalla cancelleria di Berlino oggi non potrebbero essere più chiari in direzione di un’ostilità alla operazione di Orcel. Se l’approccio è stato quello di una fusione amichevole la reazione dei vertici della Commerz è stata rapida e decisa. L’ex ceo della Banca tedesca Manfred Knof è stato rapidamente sostituito da Bettina Orlopp, da sempre contraria a ogni tipo di aggregazione. La Orlopp ha addirittura dichiarato che la banca sta progettando acquisizioni che ne favoriscano la postura “stand alone”. Il clima in Germania, anche per la vicinanza delle elezioni programmate per l’inizio del prossimo anno, sembra insomma precludere acquisizioni di banche tedesche dato il vento nazionalista abbastanza forte.
Non basta, Orcel ha lanciato l’amo anche in Italia. Unicredit, intatti, ha avanzato un’offerta pubblica di scambio con Bpm proponendo agli azionisti il valore di 6,675 ad azione. Da notare che Banco Bpm aveva lanciato un’azione su Monte Paschi che, se fosse andata in porto, avrebbe creato la terza banca per grandezza in Italia, insidiando anche il secondo posto di Unicredit. A ciò si aggiunga che il valore delle azioni di Banco Bpm ha superato quello dell’istituto di piazza Gae Aulenti. Insomma, tutto dice che l’operazione di Orcel abbia avuto un carattere preventivo e difensivo. Ma anche questa volta, le reazioni cono state contrarie. Innanzitutto, si è registrata la forte opposizione leghista, a cominciare dal ministro dell’economia Giorgetti. L’obiettivo dei leghisti è quello di favorire un’acquisizione di Monte Paschi da Unicredit allo scopo di creare una grande banca di territorio a sostegno del tessuto imprenditoriale del Nord. Inutile dire che l’operazione di Orcel ostacola questo disegno. Si spiega così il fuoco di fila che ha provocato fino ad arrivare a far balenare l’uso della golden share. Del resto, la vicenda Monte Paschi è in rapida evoluzione essendo iniziata la fuoriuscita dello Stato dall’azionariato. Il tesoro ha da poco messo infatti in vendita la terza tranche di azioni arrivando così a una presenza del 26% della compagine azionaria. Proprio Banco BPM si era già aggiudicato il 5% delle azioni del Monte. Lo stesso ceo del Banco Bpm, il napoletano Castagna, protagonista dell’opa totalitaria di 6,2 milioni di euro su Anima holding, leader del risparmio gestito, è ben deciso a resistere a quello che giudica un atto ostile.
Non c’è dubbio che Orcel abbia smosso le acque del mondo bancario ma che abbia incontrato ostacoli troppo forti. In ultima analisi, per le banche la fine della pacchia dei tassi alti rende necessario per gli istituti più grandi un piano di azione per evitare di trovarsi divorati.
Insomma, il risiko delle banche è solo all’inizio.